mercoledì 29 febbraio 2012
MURALES (ARTI E MESTIERI) - 2000
Gli Arti e Mestieri sono un gruppo storico del progressive e del jazz-rock mondiale, guidati dal tastierista Beppe Crovella e dal batterista Furio Chirico. Formatisi nel 1974 per opera di Furio Chirico, ex batterista dei The Trip e de I Ragazzi del Sole, Beppe Crovella (dai Mystics) e da 4 musicisti di Torino, sopraggiunti dal gruppo "Sogno Di Archimede", ossia Arturo Vitale, Gigi Venegoni, Giovanni Vigliar e Marco Gallesi, il gruppo è tuttora in attività.
“Murales”, pubblicato nel 2000, rappresenta il tipico album ‘reunion’ dei gruppi rock scioltisi in un primo momento e riformatisi successivamente. Da notare, infatti, il rientro del chitarrista torinese Gigi Venegoni, musicista dalla tecnica sopraffina (anche se, del resto, tutti i componenti degli Arti e Mestieri sono ottimi esecutori). Un album che, più che progressivo, strizza l’occhio al jazz ed alla musica fusion.
Voto personale: Ottimo.
N.B. Questo post non comprende, purtroppo, il brano “Strade” (n° 12 dell’album), il cui file mp3 è inspiegabilmente corrotto. Me ne scuso davvero, ma il disco ho voluto postarlo lo stesso, perché è davvero bello.
Arti e Mestieri are a historic band of progressive and jazz-rock music of world renown, led by keyboardist Beppe Crovella and drummer Furio Chirico. They formed in 1974 on the initiative of Furio Chirico, former drummer with Italian bands The Trip and I Ragazzi del Sole, of Beppe Crovella (former Mystics member) and of four musicians from Turin (Arturo Vitale, Gigi Venegoni, Giovanni Vigliar and Marco Gallesi) from "Sogno Di Archimede".
“Murales” 2000 provides a typical example of reunion album: mention should be made, to this regard, to Gigi Venegoni, the guitarist who joined again the band after more than 20 years – a highly skilled musician (and, among other things, all Arti e Mestieri members are excellent performers). The album sounds progressive of course, even though one ought to properly define it as a jazz/fusion disc.
My personal mark: Very good.
N.B. I am sorry to inform you that the posted album does not include, unfortunately, the song “Strade” (# 12 in the original track list), the mp3 file of which has gone corrupt. I humbly beg your pardon for that, but I wanted to post this album all the same, because it is really good.
ARTI E MESTIERI (2000):
- Furio Chirico: batteria e percussioni (drums and percussion)
- Marco Cimino: tastiere (keyboards)
- Beppe Crovella: tastiere, armonica (keyboards, harmonica)
- Marco Gallesi: basso (bass guitar)
- Gigi Venegoni: chitarre elettriche e acustiche (electric and acoustic guitars)
- Corrado Trabuio: violino elettrico e acustico (electric and acoustic violin)
TRACK LIST:
1. Arc en ciel
2. 2000
3. Astortango
4. No fly zone
5. Nove luna prima - Zoetrope - Bonaventura moon
6. Alba mediterranea
7. Ambaradan
8. Terra incognita
9. Ali
10. Quarto di luna
11. Sun
12. Gravità 9,81
MURALES (ARTI E MESTIERI) - 77,1 MB
http://depositfiles.com/files/h4tarsguh
THE COLOUR OF SPRING (TALK TALK) - 1986
Terzo album dei Talk Talk, “The colour of spring” ha visto la pubblicazione nel 1986 ed è stato l’album più venduto della band britannica capitanata da Mark Hollis.
Pur non essendo un gruppo prog nel vero senso del termine, ho sempre ammirato i Talk Talk, postando in questo blog i loro album “It’s my life”, “Spirits of Eden” e “Laughing stock”. Questi ultimi due, in particolare, sono considerati importanti dai critici, i quali hanno sfornato, al riguardo una nuova definizione di genere musicale: post-rock.
Non so nemmeno io per quale motivo i Talk Talk mi abbiano colpito allora – e ancora oggi amo ascoltarli. Forse perché hanno segnato un momento importante della mia vita: il passaggio dalla giovinezza alla maturità (anche se, a volte, mi domando cosa si intenda per ‘maturità’ …)
Ad ogni modo, questo “The colour of spring” non è niente male e si ascolta piacevolmente.
Voto personale: Distinto.
Released in 1986, “The colour of spring” is Talk Talk's third album and was became the band's highest selling studio album.
Far from being a proper prog rock band, Talk Talk have always appealed to me; in fact, I posted their “It’s my life”, “Spirits of Eden” and “Laughing stock” albums in this blog. Among other things, the latter two albums are considered quite important by music reviewers, who have ‘coined’ a new term for the genre epitomized by both albums: ‘post-rock’.
I cannot understand the reason why I was so fond of Talk Talk – and I love listening to their records still today. Maybe because they marked an important time of my life, when I definitely said goodbye to my youth and turned into a ‘mature’ young man (even though I sometimes ask myself what ‘maturity’ stands for …)
Anyway, “The colour of spring” is a nice listen.
My personal mark: Fairly good.
TALK TALK (1986):
Mark Hollis: voce, tastiere, chitarra (vocals, keyboards, guitar)
Tim Friese-Greene: tastiere, armonium, chitarra (keyboards, harmonium, guitar)
Lee Harris: batteria (drums)
Paul Webb: basso (bass guitar)
TRACK LIST:
1. Happiness is easy
2. I don't believe in you
3. Life's what you make it
4. April 5th
5. Living in another world
6. Give it up
7. Chamaleon day
8. Time it's time
THE COLOUR OF SPRING (TALK TALK) - 65,0 MB
http://www.fileserve.com/file/Vv2U58E/THE COLOUR OF SPRING (Talk Talk).rar
LA 'PANADA' PIEMONTESE: UN PIATTO SEMPLICE ('PANADA': A PIEDMONTESE PLAIN DISH)
Non ho mai dedicato nessun post alla gastronomia: e penso che questo sarà proprio il primo e l’ultimo. Anche perché, detto fra noi, ho così poco tempo per vivere e ‘respirare’, figuriamoci se ne avrei per mettermi tutto concentrato davanti ai fornelli.
Ad ogni modo, voglio presentarvi una ricetta della cucina ‘povera’ (che, quindi, fa perfettamente al mio caso …) della mia regione: la ‘panada’ piemontese. L’ho mangiata ieri sera, dopo una vita che non lo facevo, e il suo sapore semplice mi ha davvero soddisfatto.
Anche se troverete ricette simili sulla Rete, la panada che vi propongo è quella “doc” di Torino, quella che preparava mia mamma quando ero piccolo. E non perché fossimo poveri: a quei tempi (anni Sessanta), ebbi la fortuna di crescere, figlio unico, in una famiglia di condizioni economiche discretamente agiate.
Ma quelli erano altri tempi, dannazione!
Veniamo alla ricetta:
OCCORRENTE:
- pane raffermo (circa 350-400 grammi)
- 2 dadi da cucina
- burro
- grissini
- grana padano (o parmigiano)
PREPARAZIONE (ricetta per 3 persone):
1) Riempire un casseruolino (diametro: circa 20 cm) con 1 litro d’acqua circa e, ad ebollizione, versarvi due dadi da cucina, preferibilmente dadi di carne.
2) Mantenendo fuoco medio, fare sciogliere completamente i dadi nell’acqua in ebollizione.
3) In una casseruola a parte larga e non tanto alta, di diametro maggiore (circa 30-35 cm), versare una noce di burro (di circa 2 x 2 x 4 cm), quindi tagliarla a pezzettini. Accendere il gas a fuoco basso, quindi fare sciogliere il burro, aggiungendo 2-3 cucchiai del brodo ottenuto nel casseruolino.
4) Versare il pane raffermo, a pezzi, nella casseruola più grande, quindi aggiungere poco per volta il brodo (non completamente – lasciatene un po’), utilizzando un mestolo, continuando a mescolare il pane in modo che non si attacchi al fondo della casseruola.
5) Grattugiare il grana o il parmigiano, in una quantità pari a circa 2 cucchiai, nella casseruola, quindi versarvi il brodo rimasto.
6) Continuare a mescolare, aggiungendo eventualmente grissini spezzettati, fino a ottenere una consistenza quasi pastosa, evitando di prosciugare tutto il brodo: il tutto deve assomigliare ad una ‘zuppa di pane’.
I have never dedicated any post to cooking in this blog of mine (and I think this post will be the first and last one in this series) – partly because I have to live and ‘drag on’ with my everyday life, busy with a lot of fucking things, and so I have very little time to devote to a hobby – least of all cooking.
In any case, I wish today to present a recipe of the so-called Italian ‘poor’ cuisine (the kind of cuisine I am most accustomed to …) peculiar to the region where I was born and have lived since: the ‘panada’ piemontese. I had it for supper last night, after I had not eaten it for ages, and I have to say I really enjoyed its ‘plain’ taste.
You will certainly find similar recipes in the Web; however, the dish I am about to present to you is the typical ‘panada’ enjoyed by former Turinese people – the dish my late mum used to cook when I was a child. Not because we were ‘poor’: by that time (the 1960s) I was lucky enough to grow up in a relatively wealthy family.
Those were the time!
Anyway, here is the recipe:
INGREDIENTS:
- stale bread (about 350-400 grams)
- 2 cooking cubes
- butter
- breadsticks
- Grana or Parmigiano cheese
DIRECTIONS (preparation for 3 persons):
1) Fill a saucepan (diameter: approximately 20 cm) with 1 litre water; when it boils over, add two cooking cubes (meat cubes, if possible).
2) Keep on cooking on a medium flame and allow the cubes to fully melt in the boiling water.
3) Put a knob of butter (measuring approximately 2 x 2 x 4 cm) in another, larger saucepan (with a diameter of approximately 30-35 cm), then cut the knob into small pieces. Turn the gas on a low flame, then allow butter to melt down, while adding 2-3 spoonfuls of the stock (i.e. broth) obtained in the saucepan.
4) Cut the stale bread into pieces and add them in the large saucepan, then add the stock a little at a time (do not pour all stock: leave some of it in the smaller saucepan). Keep on mixing the bread in order to prevent it from sticking to the saucepan bottom surface.
5) Grate some Grana or Parmigiano cheese, to an amount equal to 2 spoonfuls, into the larger saucepan, then pour the remaining stock into the latter.
6) Keep on mixing and add breadsticks cut into pieces, if you like, until you obtain nearly-pasty thickness. Do not allow the stock to dry up: the final dish should look like a ‘bread soup’.
martedì 28 febbraio 2012
STORIE DI UOMINI E NON (ROCKY'S FILJ) - 1973 - RE-POST
I Rocky’s Filj (dal nome del leader Rocky Rossi) sono stati un’ottima band di musicisti, originaria di Parma. Furono messi sotto contratto dalla Ricordi, dopo aver fatto da ottima spalla al Banco del Mutuo Soccorso in occasione di una tournee, e l’album fu prodotto da Sandro Colombini, il quale aveva collaborato con il Banco alla realizzazione dei loro primi album.
“Storie di uomini e non” è un album di stampo jazz-rock; tuttavia, tutti i pezzi sono cantati e la voce di Rocky è tutto sommato originale (pur essendo certamente non irresistibile). Le parti strumentali sono impeccabili: tutti i componenti della band sapevano suonare alla perfezione diversi strumenti, e l’album risulta assolutamente piacevole. Il lungo brano d’apertura “L’ultima spiaggia”, con le intense parti vocali e gli assoli di chitarra e sax, offre un tipico esempio della musica dei Rocky’s Filj, anche se il brano che preferisco è “Il soldato”.
Fra l’altro, ogni appassionato di rock progressivo noterà alcune ‘similitudini’ con il Banco del Mutuo Soccorso e i King Crimson del primo periodo.
Avrebbero meritato maggiore considerazione i Rocky’s Filj, indubbiamente. Eppure si sciolsero poco dopo la pubblicazione del loro unico album, anche perché uno dei componenti ebbe noie con la giustizia. Da ricordare la loro timida riapparizione nel 1979, con un 45 giri commerciale di scarso successo. Il leader Rocky Rossi morì purtroppo nel 1985 in un incidente stradale.
UN ALBUM DI PROG ITALIANO DA NON PERDERE!
Voto personale: Ottimo.
A band of very good musicians from Parma (Italy), Rocky's Filj (from their leader Rocky Rossi's name) gained a contract with Ricordi after a positive tour with Banco del Mutuo Soccorso, and the album was produced by Sandro Colombini, who had worked with Banco del Mutuo Soccorso themselves in their first albums.
“Storie di uomini e non” is a jazz-rock oriented album, yet all the tracks have vocals and Rocky's voice is very original (even if not great). Instrumental parts are very well made: all the band members could professionally play various instruments and the album is always very enjoyable. The long opening track “L’ultima spiaggia”, with dramatic vocals and long guitar and sax solo parts is a fine example of their music, even though “Il soldato” is my favourite piece.
Among other things, Rocky’s Filj’s music reminds me of early Banco del Mutuo Soccorso and King Crimson albums …
A band that deserved more consideration, Rocky's Filj broke up soon after the album was recorded, as one of them was jailed, reappearing in 1979 with a commercial single. Rocky Rossi sadly died in a car accident in 1985.
AN ABSOLUTE MUST FOR ITALIAN PROG ROCK FANS!
My personal mark: Very good.
ROCKY'S FILJ (1973):
Rocky Rossi - voce, sax, fiati (vocals, sax, woodwinds)
Roby Grablovitz - chitarre, flauto (guitars, flute)
Rubino Colasante - batteria e percussioni, contrabbasso (drums and percussion, double bass)
Luigi Ventura - basso, trombone (bass, trombone)
TRACK LIST:
1. L’ultima spiaggia
2. Il soldato
3. E
4. Io robot
5. Martino
STORIE DI UOMINI E NON (ROCKY'S FILJ) - 83,0 MB
http://depositfiles.com/files/pda78t5gc
ENVIRONMENTS 1 (THE FUTURE SOUND OF LONDON) - 2007
Lo scorso 12 dicembre ho postato “Lifeforms”, un doppio album dei The Future Sound of London, ovvero un duo formato da Garry Cobain e Brian Dougans.
Man mano che ho avuto modo di ascoltare l’album, ho approfondito la conoscenza di questa originale formazione britannica. In particolare, ho anche avuto modo di ascoltare gli album della loro serie “Environments”: un set di tre album pubblicati a partire dal 2007.
Ed è proprio con “Environments 1” che voglio proporre, oggi, l’ascolto di questa trilogia. Un album che si può descrivere come un viaggio affascinante nei mondi musicali dell’elettronica, della musica ambient e del pop sperimentale, tre generi musicali che, ultimamente, mi ‘assorbono’ come pochi altri.
Considero la serie “Environments” – e, in particolare, questo primo album - un traguardo ottimo, quasi eccellente, nel campo della sperimentazione e ricerca sonora ‘ambient’.
Per tale motivo, il mio voto personale non può essere altro che Ottimo/Eccellente.
Last December 12th I posted “Lifeforms”, a double album by The Future Sound of London (or F.S.O.L.), i.e. British duo Garry Cobain and Brian Dougans.
As I listened to the album more and more carefully, I felt the need to learn more about F.S.O.L. In particular, I had the chance to listen to their “Environments” series albums, i.e. three albums released from 2007 on.
That is why I am posting “Environments 1” today: an album that can be described as a fascinating journey into the realms of electronic, ambient and experimental music – three genres that have lately been appealing to me more than any other one.
I consider the “Environments” series – and, in particular, its release #1, i.e. today’s post – as a vergy good, almost excellent achiement in the fields of experimentation and ambient music
For the above reasons, I could not help giving this album a Very good/Excellent mark.
TRACK LIST:
1. Environments - Part 1
2. Environments - Part 2
ENVIRONMENTS 1 (The Future Sound of London) - 103,4 MB
http://depositfiles.com/files/osm54fdes
LUCA ABBA' E' FUORI PERICOLO
Luca Abba’, il leader anarchico NO TAV folgorato ieri durante l’arrampicata su traliccio dell’alta tensione in Val Susa, è fuori pericolo.
A seguito dell’incidente e della manifestazione spontanea di ieri mattina nella Valle, in tutta Italia si sono succedute decine di manifestazioni in segno di solidarietà con l’anarchico piemontese.
A Roma, blitz di manifestanti alla stazione Termini: danneggiato un Frecciarossa, corteo improvvisato su via Tiburtina e traffico in tilt. Ma le proteste si sono diffuse altrove: in piazza San Babila, a Milano, per protestare contro quello che hanno definito “un violento e infame attacco” contro Abba'. Tafferugli e manganellate a Bologna, dove i manifestanti hanno occupato tre binari della stazione ferroviaria. Occupazione della stazione anche ad Ancona, mentre a Genova e Venezia presidio davante alle Prefetture. Corteo anche a Napoli, a centinaia di chilometri di distanza dalla scena dell’incidente. A Torino, una donna è stata investita da un automobilista che avrebbe cercato di forzare uno dei blocchi stradali messi in atto in Val Susa.
Penso che non ci sia bisogno di ricordare, ancora una volta, LA TOTALE INUTILITA’ DI UN’OPERA COME LA LINEA AD ALTA VELOCITA’. Costi faraonici, per realizzare un’opera che servirà a ben poco. E poi, il pericolo insito nelle opere di scavo che verranno effettuate nella Valle di Susa (vedi presenza di uranio e amianto), il trasporto su rotaia che è andato sempre più calando, ecc. ecc. Per non parlare del fatto che la Val Susa, di per sé piuttosto stretta come vallata, è già attraversata dall’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, dalla Statale 24, dalla Statale 25 e dalla ferrovia Torino-Modane. A proposito, la linea ferroviaria esistente è utilizzata, in relazione al trasporto merci, al 40% delle proprie capacità, tanto per restare in tema di efficienza di trasporti ...
E, come al solito, giornali e giornalisti si sono sbizzarriti sfoderando le loro migliori doti di leccaculismo ‘di parte’. Da un lato, chi difende a spada tratta i manifestanti; dall’altro, chi li criminalizza o, peggio, li ridicolizza, ad esempio “Il Giornale” o, peggio ancora, la palla di lardo Giuliano Ferrara che ieri sera su RAI1 ha ironizzato sulla distribuzione alimentare a ‘chilometri zero’, in riferimento agli abitanti della Val Susa che 'preferirebbero comprare le uova sotto casa' anziché vedere sfrecciare le vetture incubo della linea veloce, impegnate a trasportare mozzarelle che, secondo le parole di Grillo di qualche anno fa, se arrivano a destinazione tre ore dopo non è che ce ne freghi granché.
Piuttosto, perché non ammettono i loro veri intenti? Cioè, realizzare la linea TAV solo ed esclusivamente per gli interessi dei soliti pochi (es. politici, ditte appaltatrici in odore di mafia, ecc.)?
Essere contro la linea ad alta velocità non è questione di parteggiare per la destra, il centro o la sinistra. Si tratta solo di una questione di buon senso. Purtroppo, i media presentano la questione esattamente all’opposto, criminalizzando gli protesta legittimamente e ribadendo il pericolo di un nuovo terrorismo 'nuovo millennio'. Ed è comprensibile che fra coloro che protestano, quando nessuno li ‘caga’, la pazienza prima o poi venga meno.
La violenza genera violenza, non serve a molto, lo ammetto. Se non altro, in certi casi, può aiutare a ‘mantenere le distanze’ …
(The article above deals with an incident that occurred in Valle di Susa, Piedmont (Italy) yesterday morning, when Luca Abba’, a leader of the ‘NO TAV’ protest movement (i.e. the movement opposing the building of the TURIN-LYON high-speed railway line) fell to the ground from a height of 15 meters, after he had climbed up an electricity mains lattice as a sign of protest.
Doctors have said Luca Abba’ does no longer risk dying; however, the incident gave rise to a number of public demonstrations everywhere in Italy, most of them accompanied by riots.)
domenica 26 febbraio 2012
YESTERDAYS AND TODAYS FESTEGGIA IL 5° ANNIVERSARIO (YESTERDAYS AND TODAYS BLOG: 5th ANNIVERSARY)
ESATTAMENTE CINQUE ANNI FA, IL 26 FEBBRAIO 2007, CREAVO QUESTO BLOG.
ED È GIUSTO 'TIRARSELA': CINQUE ANNI NON SONO POCHI. HO AVUTO I MIEI ALTI E BASSI, COME IN TUTTE LE COSE, SOPRATTUTTO NEL 2010 E 2011, DUE ANNI IN CUI HO FATTO BEN POCO. MA LO SCORSO AUTUNNO HO RIPRESO A FARE LE COSE SUL SERIO.
SPERO CHE IL BLOG CONTINUI AD ESSERE DI GRADIMENTO A MOLTI, ANCHE SE ULTIMAMENTE HO CAMBIATO IL MODO DI GESTIRLO (TROPPA MUSICA AMBIENT, FORSE? TROPPE POLEMICHE?). E RINGRAZIO I MOLTI AMICI CHE FEDELMENTE MI HANNO SEGUITO IN QUESTI ANNI, PRIMI FRA TUTTI SALAM, IL CENTURIONE E MOCHO.
MA, SOPRATTUTTO, RINGRAZIO IL BLOGGER CHE ALL’EPOCA SI CHIAMAVA UMMAGUMMA: È STATO LUI LA MIA PRINCIPALE FONTE DI ISPIRAZIONE.
A.V.
EXACTLY FIVE YEARS AGO, I OPENED THIS BLOG (ON FEBRUARY 26TH 2007).
I THINK I HAVE THE RIGHT TO BOAST ABOUT IT: FIVE YEARS’ BLOGGING IS QUITE A ‘DEMANDING’ AND SATISFYING TASK. OF COURSE, I HAVE HAD ‘UPS AND DOWNS’, AS WITH ANY OTHER HUMAN ACTIVITY, ESPECIALLY IN 2010 AND 2011, TWO YEARS DURING WHICH I DID NOT POST SO MUCH. YET, I STARTED OVER EARNESTLY LAST AUTUMN.
I DO HOPE THIS BLOG WILL CONTINUE TO BE APPRECIATED BY VISITORS, EVEN THOUGH I HAVE LATELY CHANGED THE ‘FEEL’ OF IT (MAYBE, TOO MUCH AMBIENT MUSIC? MAYBE, AM I TOO ARGUMENTATIVE?) AND I DO THANK THE MANY FRIENDS WHO HAVE LOYALLY FOLLOWED ME SINCE I STARTED THE BLOG, ESPECIALLY SALAM, IL CENTURIONE AND MOCHO.
ABOVE ALL, I AM VERY GRATEFUL TO A BLOGGER WHO WAS, AT THAT TIME (I.E. FIVE YEARS AGO) KNOWN AS UMMAGUMMA – THE BLOGGER WHO ‘GOT’ ME TO START A BLOG AND FROM WHOM I DREW MOST INSPIRATION.
A.V.
giovedì 23 febbraio 2012
ALCHEMY – AN INDEX OF POSSIBILITIES (DAVID SYLVIAN) - 1985
“Alchemy – An index of possibilities” è il secondo album solista di David Sylvian, pubblicato nel 1985. Un album suggestivo, con una forte impronta etnica ed orientale e, al tempo stesso, con evidenti agganci al rock teutonico. In particolare, la mini-suite "Words with the shaman" offre numerosi spunti ispirati al rock elettronico progressivo tedesco, forse per via della collaborazione compositiva offerta da Holger Czukay, ex-componente dei Can. Tuttavia, a dire il vero, l’intera suite è meglio definibile come una creazione ‘new age’ anziché progressive o ambient; ciò non toglie che il risultato finale sia impeccabile.
Il resto dell’album è permeato da suoni mistici, quasi una sorta di rituali mantrici, ovvero suoni disarmonici (nello stile di Stockhausen), atmosfere ‘spaziali’ (soprattutto in “Steel cathedrals”, il finale epico del disco) e molto altro materiale sonoro evocativo.
Come ho ribadito spesso ultimamente, sono incline alla meditazione da un po’ di tempo a questa parte e, di conseguenza, preferisco ascoltare musica tranquilla e meditativa. Detto ciò, ritengo che “Alchemy – An index of possibilities” sia un album di tutto rispetto, degno di fare parte di una discografia di rock progressivo che si rispetti, anche grazie ad alcuni nomi di prestigio che figurano fra i musicisti che hanno collaborato con Sylvian (ad esempio, Robert Fripp e Ryuichi Sakamoto).
Voto personale: Ottimo.
“Alchemy – An index of possibilities” is David Sylvian’s second solo album, released in 1985. It is an athmospheric album with a strong ethnic/oriental flavour but with many relations with krautrock, too. In particular, the mini-suite "Words with the shaman" has, maybe because of the effort of the former Can pop band’s Holger Czukay, a strong connection with it. But, to say the truth, this whole suite is probably more ‘new age’ than progressive or ambient; in any case, it is a really good piece of music.
The rest of the album is imbued with sort of mystic, mantric tunes, disharmonic sounds (in the style of Stockhausen), space rock (especially in “Steel cathedrals”, the album’s epic) and much, much more evocative stuff.
I have turned quite meditative lately and, as I have pointed out several times, I have become addicted to meditative music. Yet, I think “Alchemy – An index of possibilities” is an outstanding album that deserves a place in every prog discography, also due to some of the famous artists that contributed to making it (e.g. Robert Fripp, Ryuichi Sakamoto).
My personal mark: Very good.
MUSICISTI (PERSONNEL):
- David Sylvian: tastiere, chitarra, percussioni digitali (keyboards, guitar, digital percussion)
- Steve Jansen: batteria e percussioni, tastiere (drums and percussion, additional keyboards)
- Jon Hassell: tromba (trumpet)
- Kenny Wheeler: flicorno (flugelhorn)
- Holger Czukay: radio, dittafono (radio, dictaphone)
- Ryuichi Sakamoto: pianoforte, archi (piano, strings)
- Robert Fripp: chitarra,’ Frippertronics’ (guitar, Frippertronics)
- Masami Tsuchiya: chitarra (guitar)
- Percy Jones: basso senza tasti (fretless bass)
TRACK LIST:
1. Words with the shaman - Part 1: Ancient evening
2. Words with the shaman - Part 2: Incantation
3. Words with the shaman - Part 3: Awakening (Songs from the treetops)
4. Preparations for a journey
5. The stigma of childhood (kin)
6. A brief conversation ending in divorce
7. Steel cathedrals
ALCHEMY – AN INDEX OF POSSIBILITIES (DAVID SYLVIAN) - 110,1 MB
http://depositfiles.com/files/qz64lz10s
mercoledì 22 febbraio 2012
STRACQUADANIO E GLI 'SFIGATI' DA 500 EURI AL MESE
Fra i personaggi degni di rientrare nella mia rubrica “Merdacce d’Italia” non poteva mancare Giorgio Stracquadanio, il deputato PdL il quale ha dichiarato che chi guadagna 500 euro al mese è uno ‘sfigato’. Non è la prima volta che Stracquadanio – che, fra l’altro, come cazzo fa ad avere un cognome del genere??? – sostiene posizioni provocatorie e arroganti: ad esempio, quando si dichiarò a favore delle leggi ‘ad personam’. Oppure, ancor peggio, quando si dichiarò a favore dell'uso della prostituzione per fare carriera in politica (e non solo).
Parlando degli ‘sfigati’ che guadagnano 500 euro al mese, Stracquadanio ha aggiunto che in Italia ci sono al massimo poche centinaia di persone che portano a casa tale cifra, aggiungendo di non avere mai guadagnato personalmente così poco perché “da quando ha iniziato a studiare, si è fatto un mazzo tanto, ha lavorato sodo e ha guadagnato molto per merito”. La conclusione è che gli ‘sfigati’ sono tali perché non hanno mai ‘lavorato sodo’ e, quindi, non meritano niente di più. E comunque, a suo dire, sono pochi. Purtroppo, conosco molti giovani che, se proprio non 500 euro, guadagnano poco più ogni mese. E non sono sfigati affatto. In aggiunta molti di loro hanno un diploma o, addirittura, una laurea.
Il povero ‘merdaiolo’ Stracquadanio forse non si rende conto che i tempi sono cambiati, grazie (soprattutto) ai suoi ‘amici’ potenti che hanno sminuito sempre più l’importanza ed il valore del lavoro (valore inteso non solo dal punto di vista etico ma, anche e soprattutto, dal punto di vista del ritorno economico). In poche parole, il ‘vostro’ Stracquadanio quanto pensa che possa guadagnare un diplomato che non riesce a trovare altro e accetta di lavorare (part-time) in un call-center???
L’atteggiamento dello strafottente deputato mi ricorda certi atteggiamenti tipici di un modo di pensare che affonda le sue radici nell’Ottocento, un modo di pensare radicato nella cultura anglosassone. Al riguardo, ho discusso poco tempo fa con un amico vissuto a lungo nel Regno Unito, il quale, vedendomi ‘nelle canne’ (in senso economico) non ha mostrato la ben che minima ‘solidarietà’ nei miei confronti (e dire che è un caro amico di vecchia data). Insomma, come dire, se sei un miserabile è colpa tua: “sei povero perché non ti dai da fare, perché non hai sgomitato abbastanza per farti strada, perché non ti sei fatto amico le persone che davvero contano. In poche parole, proprio come la pensano i ricchi, secondo l'ideologia spietata del liberismo economico. Forse un discorso del genere valeva nei decenni passati: riconosco anch’io che chi non lavorava negli anni Cinquanta, Sessanta e (in parte) Settanta, ad esempio, poteva benissimo essere definito ‘pelandrone’. Ma quello che è capitato dopo è cosa ben diversa: i margini di guadagno, di profitto, si sono ridotti sempre di più per la ‘massa’; al contrario, sono aumentati vertiginosamente per ‘quelli in alto’. Ne so qualcosa io: nel mio lavoro autonomo (che, ahimè, da alcuni mesi è paurosamente calato), pratico le stesse tariffe di quindici anni fa. O meglio, DEVO PRATICARE LE STESSE TARIFFE DI QUINDICI ANNI FA, altrimenti il lavoro lo danno ad altri. Nel mio lavoro, si viene pagati in base ad una determinata ‘quantità’ unitaria. Lo ripeto: mi pagano 8 euri a ‘quantità unitaria (nel 1997, mi pagavano 16.000 lire per la stessa identica quantità).
Ed il mio lavoro è piuttosto specializzato, da ‘laurea’. Vorrei che la merdaccia Stracquadanio lo sapesse. Ovviamente, non guadagno 500 euri al mese: in tal caso, mi sarei già buttato giù da un ponte, visto che ho superato la cinquantina, che so fare il mio lavoro benissimo e che ho venticinque anni d’esperienza consolidata. Di una sola cosa mi rimprovero: non aver conosciuto – o meglio, frequentato – le persone ‘giuste’ nel posto ‘giusto’ al momento ‘giusto’. Ma, pensandoci bene, non ne sarei stato capace ... La mia situazione sarebbe diversa, ora? Forse.
Il discorso è ben diverso. Un discorso semplice: come avveniva due secoli fa, lo sfruttamento da parte dei potenti sta rendendo sempre più poveri le persone che potenti non lo sono. A ben pensarci di uno come Stracquadanio non varrebbe nemmeno la pena di parlare non fosse per il fatto che il liberismo non solo ha vinto negli ultimi decenni sul piano economico ma sta anche facendosi strada nella società, nel modo di pensare della gente. E ciò rappresenta, a mio parere, una minaccia estrema.
A proposito, se vi interessa vedere (o rivedere) l’intervento televisivo di ‘quello lì, andate su:
http://video.corriere.it/stracquadanio-sfigati-500-euro/17e3140a-5996-11e1-b00f-503ee71194ec
CATHEDRAL OCEANS 1 (John Foxx) - 1997
Pubblicato nel 1997, “Cathedral Oceans 1” è un album di musica d’ambiente di John Foxx, già componente degli Ultravox, il quale segnò il ritorno del musicista sulla scena musicale dopo un’assenza di sette anni.
John Foxx ha studiato presso scuole religiose e tali sue esperienze si riflettono in questo album, dando vita ad una perfetta combinazione fra musica elettronica e ciò che potrebbe essere definito una sorta di canto gregoriano moderno – un collage mistico ispirato all’interesse dell’artista per le cattedrali.
Come è avvenuto spesso in questo blog negli ultimi tempi, si tratta di un album di musica ambient, ricco di atmosfere tetre e misteriose.
Voto personale: Distinto/Ottimo.
“Cathedral Oceans 1” (released in 1997) is an album of ambient music by John Foxx, former Ultravox member, which marked the artist’s return to the music scene after an absence of seven years.
John Foxx was educated at two religious colleges and this fact is most evident in this album, where sheer electronic music merges with what could be termed modern Gregorian chanting, thus producing a mystical collage that draws inspiration on Foxx’s interest for cathedrals.
As is usually the case with the latest posts of mine, “Cathedral Oceans 1” can be labelled as an ambient music disc, featuring sombre, eerie atmospheres.
My personal mark: Fairly/Very good.
TRACK LIST:
1. Cathedral oceans
2. City as memory
3. Through summer rooms
4. Geometry and coincidence
5. If only …
6. Shifting perspective
7. Floating islands
8. Infinite in all directions
9. Avenham collonade
10. Sunset rising
11. Invisible architecture
CATHEDRAL OCEANS 1 (JOHN FOXX) - 72,2 MB
http://depositfiles.com/files/jg1go9nqy
MANUALE DI YOGA: LEZIONE 5, PARTE 2 (A MANUAL OF YOGA: LESSON 5, PART 2)
Ancora un altro post dedicato allo yoga, dopo l’ultima lezione dello scorso 25 gennaio ed il lungo ‘silenzio’ successivo alle prime lezioni.
Per vostra maggiore comodità, riassumo i post precedenti di questo corso, indicandone le date:
2007: 25 e 30 marzo, 5 aprile, 4 maggio, 4 giugno, 5 novembre;
2008: 27 marzo.
2012: 3 gennaio, 25 gennaio.
Ricordo ancora una volta: prima di iniziare un corso yoga, è consigliabile farsi vedere da un medico.
Buon esercizio!
Another post dedicated to yoga, following the lesson posted on January 25th and the very long ‘idle’ period coming next the early lessons I posted in 2007 and 2008.
For your convenience, I'm giving below the time (i.e. date) references to the previous posts for this yoga course:
2007: March 25th and 30th, April 5th, May 4th, June 4th, November 5th;
2008: March 27th.
2012: January 3rd and 25th.
Once again: it is highly recommended that you contact your doctor and have a medical check-up before starting doing yoga exercises.
Have good exercise!
TENTAZIONI DELLA CARNE A PARTE ... (SAVE FOR THE TEMPTATIONS OF THE FLESH ...)
Queste immagini dimostrano quanto ho detto di me stesso nel precedente polemicissimo post su Celentano e le istituzioni cattoliche: cioè, che il 'vostro' Anonimo Veneziano è, cristianamente parlando, un ‘fratello’ più ‘fratello’ di tanti altri - fatta eccezione per le tentazioni della carne a parte, ovviamente ...
These pictures confirm what I said about myself in the preceding, most argumentative post about Italian singer Adriano Celentano and the Catholic church insitutions, i.e. Anonimo Veneziano (that is, me myself) is, in Christian terms, a ‘more brotherly’ brother than many other ones – save for the temptations of the flesh, obviously …
CELENTANO, LA CHIESA CATTOLICA, LA CARITA’ E L’IPOCRISIA, ECC. ECC.
Esattamente una settimana fa scoppiava lo ‘scandalo’ a seguito delle dichiarazioni rese da Adriano Celentano sulla chiesa cattolica, in particolare riguardo all’auspicata chiusura di “Famiglia cristiana” e de “L’avvenire”.
Lasciamo stare tutto il casino che ne è derivato. Piuttosto, andiamo a sabato sera, quando Celentano ha tenuto il suo secondo show, rettificando in parte le sue affermazioni.
Come ben sappiamo, il ‘Molleggiato’ non è certo il massimo quanto a cultura. Musicalmente parlando, tutt’altro discorso: nessuno può negare l’importanza che ha avuto nell’evoluzione della canzone popolare italiana. Dicevo, Adriano non è il massimo quanto a cultura e, soprattutto, conoscenza e padronanza della lingua italiana. Le parole, è noto, hanno un’importanza che, purtroppo, al giorno d’oggi va inesorabilmente scemando, un’importanza di cui sempre meno gente è consapevole. Possiamo esprimere lo stesso concetto usando parole, frasi e costruzioni della frase diverse. Ed altrettanto diversi sono i significati finali, ovvero i risultati che si possono ottenere.
Quando Celentano afferma che i due summenzionati giornali ‘dovrebbero’ essere chiusi, di fatto viola la libertà di pensiero e di stampa. Per cui, gli stessi ‘progressisti’, ex-komunisti, catto-komunisti e quant’altro avrebbero dovuto, anziché sostenere in cuor loro (come la stragrande maggioranza, secondo me, ha fatto) le tesi di Celentano, opporsi vigorosamente alle dichiarazioni del ‘Molleggiato’.
Come avrete avuto modo di capire visitando questo blog, non sono affatto bigotto né baciapile. Al contrario, detesto di tutto cuore la chiesa, intesa come istituzione millenaria, come centro di potere che più che applicare i sacri dettami della religione cattolica ha preferito esercitare un potere POLITICO E DI CONTROLLO SOCIALE che, fino a qualche decennio fa, era pressoché assoluto.
Ma credente LO SONO, ECCOME! Non praticante, niente affatto. Ma credente sì, e mi incazzo come una belva quando le ‘icone’ del cattolicesimo (quelle vere, da Gesù Cristo a Madre Teresa di Calcutta) vengono prese di mira. Come quando, ad esempio, alcuni anni fa la Corte Costituzionale fu tenuta ad esprimersi a seguito della richiesta, avanzata da una donna finlandese residente in Italia, la quale aveva preteso la rimozione del Crocifisso dall’aula scolastica della figlia. All’epoca, anche mia figlia frequentava le elementari e sapevo benissimo che sia la sua insegnante sia la preside del suo istituto appartenevano a quella schiera di fottutissime ex-compagne, ex-femministe anni Settanta, quelle che volevano cambiare tutto e tutti, quelle che “libertà, giustizia e comunismo”, ecc. ecc. La mia adorata pargola mi parlò, nonostante la giovanissima età, della discussione che aveva avuto luogo nella sua classe, accennandomi al fatto che anche nella sua scuola il Crocifisso avrebbe potuto essere rimosso, se la richiesta avanzata alla Corte fosse stata accettata.
Ricordo benissimo cosa dissi a mia figlia: “BENE, SE TOGLIERANNO IL CROCIFISSO APPESO AL MURO, TU ANDRAI SCUOLA CON UN PICCOLO CROCIFISSO E LO TERRAI SUL TUO BANCO. E SE QUALCUNO DIRA’ QUALCOSA, VADO LI’ E FACCIO SCOPPIARE UN MACELLO."
Non si tratta di essere polemici sempre e ad ogni costo, anche se questa è indubbiamente una mia peculiarità caratteriale. Semplicemente, DETESTO LA FALSITA', L'IPOCRISIA, IL 'POLITICAMENTE CORRETTO', IL BUONISMO SENZA SE E SENZA MAI, ecc. Tornando a Celentano, il suo errore principale è stato quello di esprimersi ‘male’, da ‘ignorantello’ per l’appunto. La rettifica di sabato sera scorso ha in qualche modo avvicinato il suo modo di sentire al mio (e a quello di molta gente, presumo), quando ha invitato le istituzioni ecclesiastiche ad interessarsi più dell’uomo, della ‘religione’, intesa come gli insegnamenti base del cattolicesimo, piuttosto che di politica.
Fossi stato al suo posto, avrei sottolineato, ad esempio, come sia poco ‘cristiano’ il concedere la benedizione, in punto di morte, ad un criminale come Augusto Pinochet, il dittatore cileno che aveva sulla coscienza migliaia di vite umane. Oppure, tanto per rimanere a casa nostra (o meglio, ‘vostra’, visto che certa gente italica non ha niente a che spartire con me), come sia poco ‘cristiano’ rendere l’ultimo omaggio pubblico religioso ad un criminale camorrista, mafioso e della ‘ndrangheta, facendolo sfilare per il paese, con tanto di minuto di raccoglimento dinanzi a edifici e altri simboli della chiesa.
Al tempo stesso, avrei sottolineato come sia davvero poco ‘cristiano’ il negare la benedizione (o la somministrazione dell’ostia) a omosessuali, divorziati e suicidi. Beh, sui suicidi potrei anche essere in parte d’accordo. Ma le checche e i divorziati (condizione che acquisirò anch’io a breve – quella di divorziato, non di checca, chiariamolo bene!) non hanno colpe più gravi di quelle che portano sulla coscienza stupratori, spacciatori, rapinatori e assassini. Eppure capita così: il boss mafioso che si pente (intendo dire, religiosamente – non ‘pentirsi’ dinanzi alla giustizia, ovvero trasformarsi in un vile delatore) ottiene l’assoluzione, anche se ha ucciso a sangue freddo una donna oppure ha freddato un prete davvero 'prete' (vedi Padre Puglisi a Palermo, tanti anni fa) oppure ha sciolto nell’acido un ragazzino.
Ribadisco ancora una volta: pur credendo in Dio e Gesù Cristo (pochissimo ai santi – la mia fede si avvicina di più al protestantesimo anglicano), nutro la massima diffidenza per tutto quanto sa di incenso, sacre reliquie e tabernacoli. A conferma di ciò, un fatto recentissimo. Sto attraversando un periodo difficile, non mi vergogno a dirlo, quindi mi sono rivolto a istituzioni di ‘supporto’. Prima ai servizi sociali, ma è stato del tutto inutile: come risaputo, danno la precedenza a ex-delinquenti, ex-tossici e alcolizzati, ex-troie, stranieri (quelli non mancano mai), zingari, ecc. ecc. “Va bene”, ho pensato fra me, “rivolgiamoci alla Caritas”. E sono stati gentili, mi hanno ‘ascoltato’ (come dicono loro) e mi hanno suggerito alcune soluzioni, prima su tutte rivolgermi alla mia parrocchia di competenza. Parlando con il parroco, ovvero dichiarandomi disponibile a qualsiasi lavoretto, ho ottenuto praticamente nulla: solamente l’invito a presentarmi, dopo qualche giorno, nel loro ufficio dove alcuni volontari della San Vincenzo mi avrebbero consegnato un pacco viveri. Me l’hanno consegnato, certamente, ma con una diffidenza che non vi dico.
Ma ecco che i ‘Santi in paradiso all’italiana’ mi sono tornati utili. E chi sarebbero questi santi? Due miei amici d'infanzia, marito e moglie, di quelli cresciuti a pane e parrocchia, di quelli che bazzicano sempre per chiese, congreghe, ecc. Addirittura, ebbero la fortuna, moltissimi anni fa, di vedere la testolina della loro pargola accarezzata dalle mani di Papa Woytila. Insomma, gente che negli ambienti religiosi ci bazzica come io bazzico in questo blog. Ho parlato loro della mia situazione, superando il comprensibile imbarazzo: mi hanno detto di ‘non preoccuparmi’. Infatti, esattamente due giorni dopo mi chiama la mia cara amica d’infanzia baciapile per dirmi che da quel momento in poi non avrei dovuto farmi problemi a passare ogni due mercoledì allo sportello della San Vincenzo, per prelevare il pacco viveri.
Evidentemente, ci aveva parlato LEI con il parroco insensibile ... Con non poco imbarazzo, mi sono presentato alla San Vincenzo, esattamente due mercoledì fa. E non vi dico quanta roba c’era in quel pacco viveri: pasta, zucchero, sale, conserve, lattine di fagioli (che adoro), latte, biscotti, scatolette di tonno, ecc. Addirittura una confezione di caffè e una di cioccolato. Incredibile! Subito mi sono sentito un 'ladruncolo’ ma poi, pensando che avrei dovuto aspettare ancora una decina di giorni per essere pagato dai clienti (per i lavori di ottobre, ovviamente …) ho accettato. Anche perché, dopo aver letto il libro “La questua” di Curzio Maltese (edito da Feltrinelli – un libro da leggere, un testo che, fossi ministro dell’istruzione, renderei obbligatorio nei programmi scolastici), la chiesa cattolica nostrana pare non essere così povera come si pensa …
Ritornando nuovamente a Celentano, per concludere, ho capito perfettamente quello che voleva dire. Peccato che si sia espresso male. Avrebbe dovuto fare riferimento alla carità, una delle virtù teologali, che in tempi come questi assume, secondo me, un’importanza fondamentale: ovvero, secondo quanto riportato su Wikipedia, “carità significa amore disinteressato nei confronti degli altri. Si ritiene che essa realizzi la più alta perfezione dello spirito umano, in quanto al contempo rispecchia e glorifica la natura di Dio. Nelle sue forme più estreme la carità può raggiungere il sacrificio di sé. Attraverso la carità l'uomo realizza il comandamento dell'amore lasciato da Gesù Cristo ai suoi discepoli e quindi dona la felicità eterna:
«Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi." »
(Marco 12,28-31)
Strano il fatto che A.V. citi un testo sacro. No, non è strano! A.V. è sicuramente, e ve lo garantisco, un ‘fratello’ più ‘fratello’ e più 'cristiano' (tentazioni della carne a parte ...) di tanti altri che ogni domenica si inginocchiano a pregare davanti ad un altare e che poi, per tutto il resto della settimana, si dimenticano di quanto ha insegnato Gesù.
lunedì 20 febbraio 2012
THE GREAT LOST LIVE ALBUM (GENESIS) - 1973 (RE-POST)
"The Great Lost Live Album" è il disco dal vivo del concerto che i Genesis tennero al Rainbow Theatre di Londra il 20 ottobre 1973. Purtroppo, la scaletta del concerto non compare per intero sull'album: a quanto pare, furono eseguite anche le versioni live di "The musical box" e "Cinema show".
Un ottimo album in ogni caso, con impeccabili esecuzioni di alcuni dei pezzi forti della band all'epoca.
Voto personale: Ottimo.
"The Great Lost Live Album" is a live recording of the concert held by Genesis at the Rainbow Theatre, London, on October 20th, 1973. Unfortunately, the set list of the concert does not appear fully on the album: apparently, "The musical box" and "Cinema show" were also played.
In any case, a nice album indeed, featuring perfect rendering of the original studio tracks.
My personal mark: Very good.
GENESIS (1973):
Peter Gabriel - voce, flauto (vocals, flute)
Steve Hackett - chitarre elettriche e acustiche (electric and acoustic guitars)
Mike Rutherford - basso, chitarre acustiche (bass, acoustic guitars)
Phil Collins - batteria e percussioni, voce (drums and percussions, vocals)
Tony Banks - tastiere, cori (keyboards, backing vocals)
TRACK LIST:
1. Watcher of the skies
2. Dancing with the moonlit knight
3. I know what I like
4. Firth of fifth
5. More fool me
6. The battle of Epping Forest
7. Peter Gabriel & Phil Collins - Green grass tale (duo performance)
8. Supper's ready
THE GREAT LOST LIVE ALBUM (GENESIS) - 101,8 MB
http://depositfiles.com/files/l7m2tjdqb
CHRISTIAN WULFF, MANI PULITE, 'TUTTO IL MONDO E' PAESE', ECC. ECC.
Proprio mentre qui da noi si celebrava il ventennale dell'inizio dell'inchiesta Mani Pulite, in Germania è esploso lo 'scandalo' che ha colpito il presidente federale Christian Wulff, accusato di aver goduto di un tasso agevolato per la stipula di un mutuo e di qualche giorno di vacanza gratis, o meglio, 'a sua insaputa' come diremmo dalle nostre parti.
Ho guardato apposta TG4 (non lo faccio praticamente MAI) per vedere come avrebbero riferito la notizia. Immancabilmente, il direttore Emilio Fido ha sottolineato come tutto il mondo è paese, aggiungendo note di biasimo sui krukki che intendono dare lezioni di onestà e moralità agli altri paesi.
Premesso che, da come la vedo io, certi paesi (Italia in primis) sono più 'mondo' di altri, le accuse rivolte a Wulff sono a dir poco ridicole rispetto a quelle che vengono mosse ai personaggi politici di casa nostra. Comunque, di comportamento scorretto si è trattato, ed il buon Wulff ha rassegnato le dimissioni senza fare storie, senza accusare i giudici tedeschi di essere komunisti né i giornalisti teutonici di aver organizzato una campagna diffamatoria. A ribadire il tutto, la solenne dichiarazione della cancelliera Angela Merdel, la quale ha sostenuto che Wulff non è più in una posizione tale da 'servire il popolo' (un qualche comico alla TV ha fatto notare come tali parole ricordino Mao Tse Tung - Ma come? La Merdel sarà mica komunista anche lei???)
Vent'anni fa in Italia scoppiava lo scandalo Tangentopoli, dando l'avvio all'operazione Mani Pulite. Ricordo benissimo l'entusiasmo con cui tutti, giovani e meno giovani, di centro, di destra e di sinistra, accolsero con soddisfazione le notizie dei politici corrotti, di qualsiasi provenienza politica, indagati per reati di corruzione. I giudici del pool 'Mani pulite' furono visti come salvatori della patria. Poi, stranamente, la corrente di pensiero mutò. Quelli non erano più giudici alla ricerca della verità: erano, piuttosto, inquisitori, mossi da desideri di vendetta politica.
Quello che è successo negli anni a venire lo sappiamo bene. E, con il passare degli anni, si è diffusa sempre più l'opinione secondo la quale la magistratura italiana sia una roccaforte della sinistra. Oddio, che una qual certa corrente di pensiero pseudo-comunistoide, buonista e giustificazionista dilaghi in certi ambiti della vita pubblica (es. magistratura, giornali, pubblica istruzione) mi pare evidente. Altro esempio: che ALCUNI giudici del tribunale di Milano si siano impuntati contro il Cavaliere del Cialis, ex-primo ministro, può anche essere vero. Ma non si può avere il coraggio di parlare sempre di congiure ogni volta che si riceve un avviso di garanzia.
Personalmente, se mai dovessi commettere un reato, me ne assumerei pienamente la responsabilità senza mezzi termini. Si tratta di una questione di onestà con se stessi, di assunzione di responsabilità, di 'onore' (come avrebbe detto mio nonno siculo). Decido di andare contro la legge: corro rischi per ottenere vantaggi illeciti e, quasi sempre, consistenti (in termini di ritorno economico). Ma quando mi beccano, avrei l'onestà di riconoscere il mio sbaglio.
Ma questo è il mio modo di vedere, tipicamente poco 'italico'. Già, da tempo ormai non mi trovo più a mio agio nella nazione dove sono nato, nella terra del buon mangiare e buon bere, dei poeti e navigatori, dei grandi artisti, della cultura millenaria.
Ma dove potrei emigrare? Qualcuno può darmi un'indicazione???
domenica 19 febbraio 2012
IL 'KAMASULTRA' DI JACOVITTI (JACOVITTI'S 'KAMASULTRA' EROTIC STRIPS)
Alcune simpatiche vignette erotiche tratte dal 'Kamasultra' di Jacovitti, l'irriverente pubblicazione che costò al vignettista italiano (il migliore in assoluto, per me) la pesante censura da parte dei baciapile (e da chi altri, sennò???).
A few nice images taken from the comic strips found in 'Kamasultra', a collection of erotic strips designed by Benito Jacovitti (the best Italian cartoonist ever, in my opinion) which caused him to undergo heavy accusation and censorship by the Roman Catholic Church (who else could have done it???)
giovedì 16 febbraio 2012
LE ORME LIVE AT RADIO SUPERSONIC (LE ORME) - 1974
Un ‘discaccio’ non-ufficiale come pochi se ne trovano in giro – un bootleg da non perdere, questo “LE ORME LIVE AT RADIO SUPERSONIC, 1974”.
Innanzitutto, ai più giovani va ricordato questo programma (“Supersonic – Dischi a Mach 2”), che andava in onda sul secondo canale di RADIO RAI (successivamente RADIODUE) ogni sera dalle ore 8 in poi, dal 1971 al 1977 (per maggiori informazioni sul programma, andate a http://www.musicaememoria.com/radio_supersonic.htm ).
Quanto all’album, essendo un bootleg non si può certo pretendere una qualità sonora decente. Tuttavia, la scaletta proposta è interessante, ancor più per il fatto che si trattava della storica formazione ‘trio’ de Le Orme. Da notare la presenza di “Truck of fire – Parts 1 & 2”, che sarebbe successivamente comparsa su “Le Orme in concerto” (il primo album dal vivo ufficiale di un gruppo rock italiano).
Per quanto riguarda gli altri brani, spicca l’esecuzione integrale di “Sospesi nell’incredibile” (tratto da “Felona e Sorona”) e, soprattutto, il brano di chiusura “La porta chiusa” (tratto da “Uomo di pezza”).
Da notare che la copertina posteriore indica erroneamente, come ultimo brano, “Sguardo verso il cielo” (che, invece, è il primo) al posto de “La porta chiusa”.
Pur amando da sempre Le Orme, non possono fare a meno di notare che la loro resa dal vivo lasciava spesso a desiderare – soprattutto il tastierista Tony Pagliuca, nel disperato tentativo di imitare il mio idolo Keith Emerson.
Dopo tutto, il valore di un album del genere è prettamente quello di ‘rarità’.
Voto personale: Distinto/Ottimo.
An unofficial record you will not easily find around – a bootleg album you must not miss at all: “LE ORME LIVE AT RADIO SUPERSONIC, 1974”.
First of all, a word to the younger generations. The radio program “Supersonic – Dischi a Mach 2” was broadcast on Italian broadcasting company RADIO RAI Channel 2 (subsequently named RADIODUE) every night from 8:00 p.m. on, from 1971 until 1977 (for more information on the program, go to: http://www.musicaememoria.com/radio_supersonic.htm ).
As far as this album is concerned, it cannot of course feature good sound quality, due to its being an unofficial recording. However, the track list is quite interesting, and it should be so as the older Le Orme trio performed on this live show. Please note “Truck of fire – Parts 1 & 2”, the longer piece of music that would subsequently appear on “Le Orme in concerto” (the first live album released by an Italian rock band).
The other tracks include the full execution of “Sospesi nell’incredibile” (taken from “Felona e Sorona”) and, above all, the closing track “La porta chiusa” (taken from “Uomo di pezza”).
It should also be pointed out that the rear cover mistakenly refers to “Sguardo verso il cielo” (which, on the contrary, is the opening track) as the closing track instead of “La porta chiusa”.
Though I have always been a keen fan of Le Orme, I have to admit that they were not great live performers on stage – especially keyboardist Tony Pagliuca, always trying to desperately imitate my all-time icon Keith Emerson.
After all, an album like this one ought to be considered in a ‘rarity’ perspective.
My personal mark. Fairly/Very good.
LE ORME (1974):
Aldo Tagliapietra: basso, chitarre, voce (bass, guitars, vocals)
Tony Pagliuca: tastiere (keyboards)
Michi Dei Rossi: batteria (drums)
TRACK LIST:
1. Sguardo verso il cielo
2. Truck of fire – Parte 1
3. Truck of fire – Parte 2
4. Sospesi nell’incredibile – Parte 1
5. Sospesi nell’incredibile – Parte 2
6. Era inverno
7. La porta chiusa
LE ORME LIVE AT RADIO SUPERSONIC, 1974 - 39,3 MB
http://depositfiles.com/files/d3o4gzla8
THE ORIGINAL SOUNDTRACK (10 CC) - 1975 (RE-POST)
Nella storia del rock esistono, come in tutte le altre sfere dell'esperienza umana, enormi misteri. I Ten CC (o 10 CC) sono uno dei maggiori misteri, a mio parere. Infatti, una band del genere avrebbe meritato un successo ben maggiore di quello che ha avuto. Non in termini commerciali, bensì in termini di critica. Forse è/era un peccato incidere dischi "perfetti"? Perfetti in ogni senso (musica, testi, arrangiamenti, produzione) come "The original soundtrack"? Con la sua raffinatezza esclusiva, le atmosfere magiche, gli intrecci vocali tali da reggere il confronto con un album come "A night at the opera" dei Queen? (per puro caso, i due album furono pubblicati lo stesso anno, il 1975).
Ho citato i Queen proprio perché le somiglianze sono parecchie. Non ha senso dire chi si è ispirato a chi. Resta il fatto the "The original soundtrack" è un album splendido, un disco che ogni amante del buon rock non deve assolutamente perdersi.
Voto personale: Eccellente.
The history of rock is full of mysteries - like any other field of human achievements. To this regard, the Ten CC (or 10CC) are one of the greatest mysteries, in my opinion. In fact, such a rock band would have deserved much more reputation than they did. Not so much in sales figure terms, yet in terms of the critics' opinions. Maybe is/was it a shame to make "perfect" records? Perfect in any sense (music, lyrics, arrangements, production) just like "The original soundtrack"? The unique refinement, magic sound, and vocal harmonies of this album make it bear comparison with such a masterpiece as "A night at the opera" by the Queen (by the way, both records were released in the same year, i.e. 1975).
I mentioned the Queen since the similarities between the two bands are many and various. It's no use trying to guess who drew inspiration from whom. One thing is sure: "The original soundtrack" is an excellent album, which anyone fond of high-quality rock music shouldn't miss.
My personal mark: Excellent.
10 CC (1975):
Erik Stewart
Lawrence "Lol" creme
Kevin Godley
Graham Gouldman
TUTTI I COMPONENTI DELLA BAND SONO POLISTRUMENTISTI E SONO DOTATI DI OTTIME VOCALITA'.
(ALL THE 10CC MEMBERS PLAY SEVERAL INSTRUMENTS AND FEATURE GREAT VOCAL ENDOWMENTS)
TRACK LIST:
1. Une nuit a Paris (Part 1) - The same night in Paris (Part 2) - Later the same night in Paris (Part 3).
2. I'm not in love
3. Blackmail
4. The second sitting for the Last Supper
5. Brand new day
6. Flying junk
7. Life is a minestrone
8. The film of my love
9. Channel swimmer (BONUS TRACK)
10. Good news (BONUS TRACK)
THE ORIGINAL SOUNDTRACK (10 CC) - 110,7 MB
http://depositfiles.com/files/5sxzeyssx
mercoledì 15 febbraio 2012
BUSINESS AS USUAL (MEN AT WORK) - 1981
Dopo tanti album di musica ambient e 'strana', ecco un post decisamente commerciale: “Business as usual”, album d’esordio degli australiani Men at Work (1981).
Successo planetario (oltre 15 milioni di copie vendute in tutto il mondo), l’album (e, soprattutto, il singolo “Who can it be now?”) mi ricordano i bei tempi passati della giovinezza … Forse è questo il motivo per cui ho deciso di postarlo? Beh, ci sono molti altri album, ben più ‘consistenti’, che mi ricordano quei tempi.
Ad ogni modo, beccatevelo, se vi va. Così è, se vi pare …
Voto personale: Sufficiente (per simpatia).
After posting a lot of ‘eclectic’ and ambient music albums, here is today’s post: “Business as usual”, released by Australian band Men at Work in 1981.
A worldwide success (it sold over 15 million copies), this album – and, above all, the most successful single taken from it, i.e. “Who can it be now?” – remind me of good old times, when I was a careless university student in my Twenties. Maybe is this the reason why I decided to post it today? Well, I don’t think so - there are plenty of ‘nicer’ albums that remind me of those glorious days in my life.
In any case, that is it – and don’t ask me why …
My personal mark: Pass (for the sake of niceness).
MEN AT WORK (1981):
Greg Ham: flauto, tastiere, sax, voce (flute, keyboards, saxophone, backing and lead vocals)
Colin Hay: chitarra, voce (guitars, lead vocals)
Johnatan Rees: basso, voce (bass guitar, backing vocals)
Jerry Speiser: batteria, voce (drums, backing vocals)
Ron Strykert: chitarra, voce (guitars, backing vocals)
TRACK LIST:
1. Who can it be now?
2. I can see it in your eyes
3. Down under
4. Underground
5. Helpless automation
6. People just love to play with words
7. Be good, Johnny
8. Touching the untouchables
9. Catch a star
10. Down by the sea
BUSINESS AS USUAL (MEN AT WORK) - 75,8 MB
http://depositfiles.com/files/thjwj5v9p
SENTENZA ETERNIT: IL 'FILANTROPO' SCHMIDHEINY ED IL DECREPITO 'BARONE' DE CARTIER CONDANNATI IN PRIMO GRADO
Una sentenza storica. Il tribunale di Torino ha condannato i due vertici Stephan Schmidheiny (QUELLO CHE SI DEFINISCE ‘FILANTROPO’ …) e Jean Louis de Cartier (il BARONE VECCHIACCIO ULTRANOVANTENNE, che quando il Padreterno se lo prende sarà sempre troppo tardi …) a 16 anni di carcere nell’ambito del processo Eternit per le vittime dell’amianto. Entrambi sono stati riconosciuti responsabili di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. A detta dell’accusa non hanno adottato i provvedimenti tecnici, organizzativi, procedurali, igienici necessari per contenere l’esposizione all’amianto. In aggiunta il giudice ha disposto una lunga serie di risarcimenti danni: 25 milioni per il comune di Casale Monferrato, 30.000 euro per ogni congiunto di ciascuna vittima e 35.000 euro per ogni ammalato.
E ancora, 4 milioni di euro per il comune di Cavagnolo, 15 milioni di euro di provvisionale per l’INAIL e 100.000 euro per ogni sindacato. Con Eternit, dal nome della ditta che lo produceva, si intende un marchio di fibrocemento a base di amianto che non è più in commercio da circa 18 anni. Come ricorda il quotidiano “La Stampa” di Torino che ha seguito la vicenda da vicino, già nei primi anni Sessanta erano noti gli effetti nocivi della polvere di amianto, generata dall’usura dei tetti. Le conseguenze dell’inalazione sono una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico, oltre che la malattia polmonare cronica asbestosi.
Secondo le leggi italiane, è possibile procedere allo smantellamento di tetti dei Eternit solo se si trovano in uno stato di degrado tale da produrre particelle a rischio inalazione. E l’eventuale malattia ha un periodo di incubazione di circa 30 anni.
Il pm Raffaele Guariniello che ha condotto le indagini ha definito la sentenza "un sogno che si realizza, quello di poter dare giustizia alle vittime e alle famiglie delle vittime". Il cazzutissimo magistrato, che in materia di tutela del lavoro e sanitaria-ambientale rappresenta davvero un rullo compressore della giustizia, ha ripercorso le tappe che hanno portato alla decisione del tribunale: "Quando abbiamo iniziato pensavano di inseguire un sogno, abbiamo dimostrato che si può sognare di avere giustizia". Gli ha fatto eco, a poche ore dalla lettura del dispositivo, il ministro della salute Renato Balduzzi secondo cui si tratta di "una sentenza che senza enfasi si può definire davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici".
Quello che, personalmente, non capisco è il motivo per cui gli stabilimenti di Bagnoli (Campania) e di Rubiera (Emilia-Romagna) siano stati ‘esclusi’ dagli effetti della sentenza. I giudici hanno parlato di prescrizione. Prescrizione, di cosa??? Del reato di ‘omicidio capitalistico-padronale’, come lo definisco io (vedi anche disastro Thyssen qui a Torino, qualche anno fa)???
(In alto: chirurgia toracica - effetti dell'esposizione all'amianto sui polmoni di un lavoratore - altro che le sigarette ...)
Boh, vacci a capire …
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