sabato 14 gennaio 2012

PARLIAMO DI ROCK PROGRESSIVO ... (A DEFINITION OF PROG ROCK)

L'amico Il Centurione, oltre ad essere un intenditore di buona musica, è un attento osservatore, sempre pronto a fare le giuste puntualizzazioni riguardo ad argomenti vari.
L'ultima sua osservazione chiama in causa il mio blog e, in particolare, la classifica dei 100 migliori album di rock progressivo (vedi ultimo mio post).
Anch'io ho sottolineato che tale classifica si basa su un sondaggio dei visitatori del sito progarchives.com. Non è stata, quindi, stilata da critici musicali - ma, forse, è meglio così, meglio che i critici se ne stiano al loro posto, mossi come sono, il più delle volte, da interessi 'di parte'.

Un'altra questione che Il Centurione pone in evidenza costituisce, secondo me, il nocciolo della questione, ovvero il nocciolo sul quale si basa l'esistenza di siti quali il mio: la musica rock progressiva.

Definire un genere musicale è impresa ardua; inoltre, la commistione di generi, tendenze, culture e quant'altro, che rappresenta una caratteristica della società moderna (dove per 'moderna' intendo tutto quanto si è sviluppato intorno a noi a partire dagli anni Cinquanta), rende ancora più difficile definire un genere musicale, nel nostro caso il rock progressivo.
Dibattito che potrebbe andare avanti per pagine e pagine, ovvero ore e ore di interessanti conversazioni e scambi di idee con gli appassionati di questo genere.

Esistono, tuttavia, alcune caratteristiche che, a mio modesto parere, rendono una musica 'progressiva'. Il fatto di essere musicista da quando avevo circa 10 anni influisce non poco su quanto vado ad esporre.

1) DURATA DEI BRANI: caratteristica saliente dei brani di rock progressivo è la loro durata. I 3-4 minuti delle canzoni ordinarie vengono abbondantemente superati, raggiungendo anche 7, 8 o 9 minuti.

2) SUITE / IMPOSTAZIONE 'CLASSICA' DEI BRANI: questo punto n° 2 strettamente correlato al precedente e si riferisce alla tendenza a strutturare una creazione musicale come fosse una 'mini' opera di musica classica, vale a dire, realizzando brani che durano una ventina di minuti (ma anche meno e anche di più) suddivisi in più 'momenti' (o 'movimenti', a mo' di musica classica), i quali alternano alti e bassi.

3) ALBUM 'A TEMA' ('CONCEPT'): il fatto di sviluppare i testi di un intero album secondo una tematica unica (il più delle volte di un certo contenuto) rappresenta un'altra peculiarità tipica del genere progressivo.

4) STRUMENTAZIONE USATA / EFFETTISTICA / ELETTRONICA: il genere progressivo si caratterizza anche per la peculiarità degli strumenti musicali utilizzati, ovvero per gli effetti introdotti innovativi (per l'epoca) e, soprattutto, per l'impiego di strumenti elettronici.

5) QUALITA' DEI TESTI: i tradizionali testi a base di 'sole', 'amore', 'sospiri' e quant'altro cedono il passo a testi che affrontano i più disparati argomenti, secondo modalità espressive letterarie di vario genere (romanticismo, ermetismo, surrealismo, ecc.).

6) SENSAZIONI: pur essendo al sesto posto, E' QUESTA LA CARATTERISTICA CHE RENDE UN BRANO 'PROGRESSIVO', almeno secondo il mio modo di 'sentire' la musica. Ed è proprio la sensazione ('feel') che una determinata musica mi fa provare ad indurmi a classificarla, talvolta, come 'progressiva'. Si tratta, ovviamente, di una valutazione soggettiva, sulla quale molti non saranno d'accordo.




I sei punti sopra hanno un loro valore, ma sono al tempo stesso opinabili. In riferimento, ancora una volta, alla summenzionata classifica dei 100 migliori album, ritengo che il primo posto, assegnato dai lettori a "Close to the edge" (Yes), sia difficilmente contestabile. Questo meraviglioso album contiene tre brani: la suite omonima (durata: 18'43") che occupava l'intero lato 'A' del 33 giri, più due brani ("And you and I" e "Siberian Khatru") sul lato 'B', della durata rispettivamente di 10'09" e 8'55". Premesso che, sotto certi aspetti, preferisco le tre versioni dal vivo di "Yessongs" alle esecuzioni in studio, non riesco a fare a meno di ascoltare con immutato godimento questo album a distanza di trentacinque anni. E l'album esalta tutte le caratteristiche del genere progressivo che ho indicato sopra. La suite vera e propria è impeccabile dal punto di vista della struttura musicale (armonica, melodica e ritmica). Ed il brano intitolato "And you and I" può essere considerato anch'esso una suite 'ridotta' (lo stesso Rick Wakeman la definisce 'mini-suite' in un DVD sulla storia degli Yes che possiedo).

Come ho detto all'inizio, il valore 'prog' di "Close yo the edge" è innegabile, per cui il primo posto nella suddetta classifica se lo merita proprio, eccome. Tuttavia, come ho sottolineato nel post di due giorni fa, non capisco proprio quel "Thick as a brick" al secondo posto. ED ECCOMI AL PUNTO EVIDENZIATO DA 'IL CENTURIONE': CHE SENSO HANNO LE CLASSIFICHE? COME POSSIAMO STABILIRE UNA GRADUATORIA, DOVENDO SCEGLIERE FRA CAPOLAVORI TUTTI UGUALMENTE AFFASCINANTI?




Se avessi dovuto stilare una classifica dei 100 migliori album prog quando avevo 18-19 anni, ovvero alla fine degli anni Settanta, ovvero quando ascoltavo il - ed ero appassionato di - rock progressivo da 5-6 anni, non sarei stato d'accordo con il primo posto assegnato a "Close to the edge". Ci avrei messo, piuttosto, "Felona e Sorona" delle Orme, oppure "Selling England by the pound" dei Genesis, oppure "Emerson, Lake & Palmer" (album d'esordio dell'omonimo celebre trio, il cui tastierista rappresentava all'epoca per il sottoscritto, tastierista anch'egli, un vero e proprio idolo, fonte di indiscussa ammirazione), oppure "Going for the one" degli Yes, oppure, ancora, "The lamb lies down on Broadway" dei Genesis. QUELLO CHE INTENDO DIRE E' CHE IL PASSARE DEL TEMPO INFLUISCE TALVOLTA SUI NOSTRI GUSTI E SULLE NOSTRE OPINIONI, IN MATERIA DI 'CRITICA' MUSICALE.




Altro esempio: considero "The lamb lies down on Broadway" uno dei migliori album di prog, anche per il fatto di averlo visto rappresentare dal vivo, con Peter Gabriel ancora nei ranghi, il 21 marzo 1975 (se la memoria non mi inganna) al Palasport di Torino (con tanto di corollario 'lacrimogeno' per via degli autonomi che si azzuffavano con i birri ...). Eppure, "The lamb ..." non contiene brani di lunga durata, né suite, né effetti elettronici o elaborazioni particolarmente intricate. Eppure, le sensazioni ('feel') che continua a regalarmi ancora oggi sono 'prog' ...

L'amico 'Il Centurione' cita anche i Deep Purple. E qui devo dissentire: sono stati un gruppo fenomenale, quando ascolto, ad esempio, "Made in Japan" oppure il singolo "Soldier of fortune" provo ancora i brividi. Eppure, secondo me, non sono 'prog': un ottimo gruppo di hard rock, senz'altro un'evoluzione rispetto al rock delle origini, ma non sono di certo rock progressivo.




Fra i miei gruppi preferiti di prog spiccano i King Crimson, e non poteva essere diversamente. Ma una cosa cono i Crimson fino a "Red", ben altra cosa sono i loro dischi a partire dagli anni Ottanta. Fatta eccezione per "The power to believe", un album che ho strombazzato positivamente alla grande in questo mio blog e che ho postato di nuovo di recente - l'unico vero album pubblicato dall'inizio del nuovo millennio che mi abbia colpito positivamente come mi accadeva per i primi album prog che ascoltavo a inizio anni Settanta.




Esistono, poi, episodi 'isolati' di gruppi musicali che con il rock progressivo hanno avuto ben poco da spartire. Mi riferisco a "666", un album degli Aphrodite's Child (sì, proprio loro, quelli delle canzonette ideali per le feste in casa di fine anni Sessanta/inizio Settanta, ideali per tentare approcci e ballare un lento, iniziando a stringere di brutto l'adolescente popputa, 'preda' agognata di turno). Un album che ho postato molto tempo fa e che presenta tutte le caratteristiche tipiche del prog. Eppure, un album che in pochi conoscono.

Per non parlare della miriade di gruppi italiani che, negli anni Settanta, hanno pubblicato decine (che dico, centinaia) di album classificabili senz'altro come 'progressivi' - album che, nella stragrande maggioranza dei casi, purtroppo, lasciavano il tempo che trovavano, essendo poco ben altro che pedisseque imitazioni di gruppi d'oltre-Manica ben più interessanti.




Insomma, potremmo andare avanti a parlare per ore. E l'argomento mi interessa, anzi forse sto uscendo dai binari della discussione. Ne riparleremo senz'altro, non c'è dubbio.

1 commento:

Il Centurione ha detto...

Caro A.V. il mio mettere i Deep Purple nel genere prog è stata una "provocazione" ma non poi troppo... Gli assoli di Lord in Space Truckin' oppure certi suoi album solisti e certe sonorità potrebbero far pensare. Ma poi, come dici tu, l'importante, a parte il genere di appartenenza è che sia buona musica.