giovedì 27 dicembre 2007

1978 GLI DEI SE NE VANNO, GLI ARRABBIATI RESTANO (AREA) - 1978


La musica di “1978 Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano” rappresenta un tentativo di espandere le frontiere della musica pop, mescolando jazz, rock e sperimentazione - il tutto abbinato ad una grande perizia tecnica e ad un background culturale talora ingombrante. Su tutto giganteggia un Demetrio Stratos fenomenale che, ancor di più che nei precedenti dischi, osa l’inosabile, forza la mano, oltre che sul piano tecnico (eccezionale), sul piano delle intuizioni e delle idee: la suggestione di “Return from Workuta”, glaciale descrizione del viaggio di ritorno da un siblag (nelle note descrittive interne ci si riferisce ai campi di lavoro correzionali/buco nero della storia del comunismo bolscevico), con la voce, filtrata, che prima suggerisce qualcosa di lontano perduto nel freddo siberiano e che poi, dopo un intervento ricco di pathos del contrabbasso di Ares Tavolazzi, sospirando inanella una serie di gorgoglii da brivido; l'assolo talentuoso nella seconda parte di “Guardati dal mese vicino all’aprile”, irresistibile nella costruzione e nella tecnica e che si rafforza su una base di solo contrabasso, chitarra e batteria.
Del resto, che Stratos non scherzi e sia, se possibile, cresciuto a dismisura, lo testimonia da subito l’apertura de “Il bandito del deserto”, brano dedicato a Ash-Shanfara, poeta e bandito dell’Arabia pagana protagonista della leggenda che vale la pena qui riportare: “Respinto dalla tribù a cui si era aggregato, fece voto di uccidere cento dei suoi antichi compagni. Ne uccise novantanove prima di cadere sopraffatto in una imboscata, ma nel suo teschio abbandonato e dissecato al sole inciampò e si ferì a morte un centesimo nemico, compiendosi così il suo voto.” La sensazione di forza che esprime il cantato di Stratos in soli dodici versi ha dell’incredibile! Ma dove la visionarietà e la poesia esplodono è senz’altro in “Hommage à Violette Nozières” canzone talmente bella da non sembrare vera.
Non resta che citare “Acrostico in memoria di Laio” (spassoso e farneticante psico-puzzle) e chiudere con un significativo estratto dalle note di “Vodka Cola” che ben rappresenta lo spirito vero di questo grande disco degli Area: “Il pregio dell’ umorismo non ci è familiare, sappiate dunque riconoscere la smorfia che ci attraversa il viso: ascoltare musica può essere divertente a patto che qualche volta sia imbarazzante” .
Voto personale (insufficiente / sufficiente / buono / distinto / ottimo / eccellente): Ottimo.

By releasing “1978 Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano”, Italian prog band Area intended to get across the boundaries of pop music by blending such different musical genres as jazz, rock and experimental pop - all of which supported by the band members' great performing skills and a cultural background that may sometimes appear to be a sort of a highbrow stuff. Vocalist Demetrio Stratos (who, unfortunately, died of leukemia at the age of 37 in 1979) in is the leading character of the band - his vocal performances on this album being even more daring than in any of Area’s previous recordings, both as regards his vocal ability (quite stunning indeed) and his insights and new ideas. Just listen to “Return from Workuta”, an “icy” portray in music of a former prisoner returning from a siblag (the descriptive caption in the original long-playing record’s inside sleeve refers to one of former USSR labour camps - or gulags - described as “black holes” in the history of Soviet Union’s Bolshevism: Demetrio Stratos’ filtered voice first hints at something remote and lost in Siberian cold weather, then spins out a number of impressive trills accompanied by deep notes from Ares Tavolazzi’s double bass. Demetrio Stratos also stands out in his solo on “Guardati dal mese vicino all’aprile”: an original vocal rendering supported by double bass, guitar and drums.
The very opening piece bears witness to Stratos’ ever increasing vocal and creative skills: “Il bandito del deserto” is a song dedicated to Ash-Shanfara, a poet-and-bandit of pre-Islamic Arabia who was the protagonist of a legend worthy to be mentioned here: “
Ash-Shanfara was rejected by the clan he had joined and belonged to, so he made a vow of taking revenge and killing one hundred of his former companions. After he had killed ninety-nine of them, he was killed from ambush, yet his hundredth enemy bumped into his sun-dried skull and hurt himself to death, so Ash-Shanfara’s vow was fulfilled.
” The feeling of power rendered by Stratos’ singing in only twelve lines sounds really strong. But the very visionary and poetic features of the band are best found in “Hommage à Violette Nozières”: a brief, simple song too beautiful to be true!
Finally, “Acrostico in memoria di Laio” is a funny, raving “psycho-puzzle”, and “Vodka cola” represents the true mood of this very good album by Area: as the “Vodka cola” descriptive captions reads, “
We are not familiar with humour, so we beg you to recognize the grimace of our faces: listening to music may be funny, provided that it sometimes is embarassing” .
My personal mark (poor / pass / good / fairly good / very good / excellent): Very good.

AREA (1978):

Ares Tavolazzi - contrabbasso, basso elettrico, trombone (double bass, electric bass, trombone)
Patrizio Fariselli - pianoforte, tastiere, organo positivo del 1600 (piano, keyboards, XVII Century positive organ)
Demetrio Stratos - voce, organo Hammond, pianoforte, tastiere (vocals, Hammond organ, piano, keyboards)
Giulio Caprozzo - batteria e percussioni (drums and percussions)

TRACK LIST:

1. Il bandito del deserto
2. Interno con figure e luci
3. Return from Workuta
4. Guardati dal mese vicino all’aprile
5. Hommage à Violette Nozières
6. Ici on dance !
7. Acrostico in memoria di Laio
8. FFF (festa farina e forca)
9. Vodka cola

1978 GLI DEI SE NE VANNO, GLI ARRABBIATI RESTANO (AREA) - 36,4 MB

1 commento:

paloz ha detto...

Hm, questo è un punto deboluccio nella produzione Area (intendo rispetto agli altri), ma Hommage A Violette Nozières vale tutto.