lunedì 12 dicembre 2011

LO STUPRO, LA VERGINITA' PERSA E 'QUELLO CHE PUZZAVA' ...




I media nazionali hanno dato ampio risalto, negli scorsi giorni, ad un caso di cronaca nera alquanto emblematico. Lo scorso mercoledì pomeriggio, una sedicenne di Torino ha dichiarato di essere stata violentata nel tardo pomeriggio, quando era ormai buio, in pieno quartiere 'Le Vallette' di Torino, da due sconosciuti. Secondo le prime dichiarazioni rese dalla giovane, i due avevano l'aspetto di 'uomini dell'Est europeo' e, soprattutto, 'puzzavano' ...

Quando ho ascoltato la notizia al TG3 RAI Piemonte, non ho potuto fare a meno di esprimere il solito commento da italiano medio: "Eccoli, gli immancabili rumeni (o bosniaci, o ucraini, o bulgari, o chi altro) che approfittano di una povera ragazzina. Inoltre, la giornalista dichiarava che i medici dell'Ospedale Ginecologico Sant'Anna di Torino, uno dei migliori in Italia, avevano confermato che la ragazza aveva subito violenza. Quindi, ho pensato fra me, non si tratta di una finzione: quella poveretta ha davvero subito la peggiore offesa che una donna possa subire nella vita.

Il mio pensiero è andato immediatamente al luogo del misfatto: il quartiere Le Vallette. Per chi non abita a Torino, desidero precisare che Le Vallette sono un quartiere nato a fine anni Cinquanta-inizio anni Sessanta. Un quartiere all'epoca ghettizzato da fare paura, dove venivano ammassati tutti gli emigranti dal Sud Italia. Un quartiere che alternava enormi palazzoni e graziose casette a due o tre piani, il tutto circondato dal verde. In occasione dei festeggiamenti del primo centenario dell'unità d'Italia, nel 1961, il quartiere fu oggetto di celebrazioni e inaugurazioni di complessi residenziali e civili di vario genere.

Quello che ricordo della mia infanzia e adolescenza - sto parlando degli anni Sessanta e Settanta - è che il nome Le Vallette era sinonimo di 'minaccia' ... C'era addirittura un limite topografico urbano (Corso Cincinnato - Strada Altessano) oltre il quale era sconsigliabile avventurarsi. Ed essendo il quartiere dove sono nato e cresciuto (e tuttora abito) praticamente contiguo a Le Vallette, ricordo ancora perfettamente, a distanza di trenta-quarant'anni, le incursioni dei teppisti provenienti da quella zona. Un caso su tutti: autunno 1975, sto passeggiando per una strada del mio quartiere con due amici e due ragazze. Arrivano alle nostre spalle tre ragazzini, più giovani di noi di qualche anno. Dal modo di fare capiamo immediatamente che si tratta di 'vallettani'. Uno di loro palpa il culo di una delle ragazze del nostro gruppo. Il mio amico si avvicina al truzzetto, facendogli un gesto con la mano a significare 'Che cazzo fai?' Il truzzetto lo spintona, immediatamente spalleggiato dagli altri due. Siamo in tre contro tre, penso, quindi io e l'altro amico interveniamo per allontanare quegli indesiderati. Il truzzetto più tracotante continua a spintonare il mio amico in modo sempre più minaccioso, fino a quando il mio amico non gli appioppa uno schiaffo sulla guancia, poco più che un buffetto. Nel frattempo, alcuni passanti adulti si fermano e cercano di calmare le acque (a quei tempi 'ste cose succedevano, sì, succedevano ancora ...). I tre 'vallettani' si allontanano, minacciando con parole offensive in un dialetto che conosco fin troppo bene e confermando il fatto che provenivano da quel quartiere: "Pezzi di michia! Venite alle 'case bianche' se avete coraggio!"

Non abbiamo avuto il tempo di andare alle 'case bianche' per accettare la disfida (non lo avremmo fatto in ogni caso). Dopo nemmeno un'ora - a tempo di record, considerando che allora i telefonini non esistevano - arrivano i temutissimi 'truzzi' delle 'case bianche': una ventina, alcuni dei quali in motorino. Nel frattempo, io ed i miei amici non ci eravamo mossi dalla zona e stavamo commentando l'accaduto con altri coetanei. Dunque, i truzzetti riescono ad individuarci e iniziano ad avvicinarsi minacciosi. Noi ce la diamo a gambe in ordine sparso, sperando nell'intervento di qualcuno (la scena si svolgeva nel tardo pomeriggio in una via piuttosto frequentata del quartiere Lucento, a Torino). Io sono stato uno di quelli che non se la sono svignata di brutto: mi sono nascosto dietro un'auto. Ed è stato da lì che ho notato due di quei truzzi assalire il mio amico che aveva dato lo schiaffo. Lo rullano di cartoni come si deve, lui reagisce giustamente, anche perché era un ragazzo 'massiccio'. Poi vedo uno dei due tirare fuori qualcosa dalla tasca del giubbotto; subito dopo, sento un urlo. I due scappano via con il motorino, seguiti da tutti gli altri della banda che, in un niente, si dileguano. Mi avvicino, insieme ad altre persone, al mio amico a terra: perde sangue dall'inguine. In parole povere, si è beccato una coltellata e la lama non ha causato danni più gravi solo grazie alle chiavi di casa che il mio amico teneva in tasca.

Questo capitava nell'autunno 1975. Da allora le cose sono cambiate a Le Vallette. Il quartiere è decisamente vivibile (ammesso che uno si faccia sempre i 'cazzi propri' .... ), gli elementi da sbarco di quei tempi o sono crepati di morte violenta, o sono finiti in carcere e hanno messo la testa a posto (alcuni di loro ci sono anche morti in carcere), o sono schiattati di AIDS o si sono trasferiti altrove e, addirittura, hanno fatto successo (pare che uno degli elementi più scatenati di quella banda si sia trasferito ormai da vent'anni nel Lazio e abbia fatto fortuna del settore dello smaltimento di rifiuti ...).

In poche parole, Le Vallette è diventato un quartiere come tanti altri di Torino. Per cui sono rimasto stupito nel sentire quella notizia, lo scorso mercoledì. Erano tantissimi anni che non succedeva un fatto del genere. La prima cosa che mi ha insospettito durante il resoconto dell'accaduto al telegiornale è stata la dichiarazione della vittima, secondo la quale gli aggressori 'puzzavano' ... Comprensibile senz'altro, visto che quando si subisce violenza carnale, lo schifo ed il ribrezzo fanno percepire come puzzolenti persone che forse non lo sono davvero.

Poi, due sere dopo, la clamorosa smentita, sia al TG regionale sia su alcuni TG nazionali. La ragazzina si era inventata tutto. Per quale motivo' Per coprire, per motivi di onore (MIINKIAAAA! L'onore, proprio quello!), il primo rapporto sessuale CONSENZIENTE con l'amichetto. Peccato che quasi contemporaneamente, venerdì sera, un centinaio di esaltati, dopo essersi staccati dalla fiaccolata pacifica organizzata nel cuore de Le Vallette (proprio in Piazza Montale, di cui all'immagine in alto), si siano diretti all'accampamento degli zingari in zona Continassa, qui a Torino nella cintura Nord-Ovest, appiccando il fuoco alle baracche dei 'puzzolenti' (vedi altra immagine sopra). Personalmente non nutro profonda simpatia per gli zingari; tuttavia, non posso che condannare quel gesto. Cazzo, almeno che avessero avuto le prove certe del misfatto, quel centinaio di esaltati! No, scherzo ...

Sono due le considerazioni che intendo fare riguardo all'episodio. Ed entrambe sono incentrate sulla protagonista della squallida vicenda. Protagonista che, fra l'altro, ha 'chiesto scusa' per l'accaduto. Quando affermo che molti italiani non sono cambiati poi tanto - nel loro intimo, non nelle apparenze, beninteso! - rispetto a qualche decennio fa (soprattutto in certi contesti geografici e sociali), non penso di sostenere una stronzata. Ma è mai possibile che nel 2011 una ragazza debba ancora nascondere il fatto di avere avuto un rapporto sessuale 'non autorizzato'? Ma, soprattutto, cosa nasconde quel suo aver attribuito la colpa agli zingari? La risposta è banalmente semplice: il solito esecrabile odio per i diversi, soprattutto se sono stranieri (o zingari). Come se tutto il male fosse cagionato solamente da chi non è italiano ....

E, purtroppo, la delinquenza più tracotante, anche quella minorile, è sempre esistita in Italia, anche prima che arrivassero gli 'stranieri'. Avere memoria del passato è importante, lo ribadisco sempre ai miei figli: non intendo solo la 'memoria storica' in senso generale (di cui talune celebrazioni, detto fra noi, mi sembrano ormai retoriche e piuttosto trita-palle), ma anche - e soprattutto - la memoria di eventi minori, apparente significativi. E la memoria di quel brutto giorno del 1975 di cui parlavo sopra, è più che mai viva in me. Così come è vivo il ricordo delle parole che la madre di quel mio amico - piemontese DOC - disse, commentando l'accaduto: "Sono stati quelli de Le Vallette". Aggiungendo poi, in dialetto: "... i napuli, tuti 'istess ... delinquent".
Insomma, voleva dire che i 'napuli' (ossia, i meridionali) erano tutti uguali, delinquenti. Non dissi niente in quel frangente, pur sentendomi parte in causa, essendo il sottoscritto siculo per metà di origine.

Chi ha vissuto a Torino negli anni Cinquanta e Sessanta sa benissimo di cosa parlo. Anzi, a tutti gli italiani consiglio di vedere il film "Così ridevano" di Gianni Amelio (un film la cui visione dovrebbe essere obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado). E dovrebbero saperlo tutti: non continuiamo a vedere il diverso, l'estraneo come simbolo esclusivamente di pericolo. Il pericolo è ovunque, anzi spesso è più vicino e insospettabile di quanto si immagini. Proprio come nel caso delle violenze carnali: nella stragrande maggioranza dei casi, i carnefici sono amici, conoscenti o, addirittura, familiari delle vittime!

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