mercoledì 22 febbraio 2012
CELENTANO, LA CHIESA CATTOLICA, LA CARITA’ E L’IPOCRISIA, ECC. ECC.
Esattamente una settimana fa scoppiava lo ‘scandalo’ a seguito delle dichiarazioni rese da Adriano Celentano sulla chiesa cattolica, in particolare riguardo all’auspicata chiusura di “Famiglia cristiana” e de “L’avvenire”.
Lasciamo stare tutto il casino che ne è derivato. Piuttosto, andiamo a sabato sera, quando Celentano ha tenuto il suo secondo show, rettificando in parte le sue affermazioni.
Come ben sappiamo, il ‘Molleggiato’ non è certo il massimo quanto a cultura. Musicalmente parlando, tutt’altro discorso: nessuno può negare l’importanza che ha avuto nell’evoluzione della canzone popolare italiana. Dicevo, Adriano non è il massimo quanto a cultura e, soprattutto, conoscenza e padronanza della lingua italiana. Le parole, è noto, hanno un’importanza che, purtroppo, al giorno d’oggi va inesorabilmente scemando, un’importanza di cui sempre meno gente è consapevole. Possiamo esprimere lo stesso concetto usando parole, frasi e costruzioni della frase diverse. Ed altrettanto diversi sono i significati finali, ovvero i risultati che si possono ottenere.
Quando Celentano afferma che i due summenzionati giornali ‘dovrebbero’ essere chiusi, di fatto viola la libertà di pensiero e di stampa. Per cui, gli stessi ‘progressisti’, ex-komunisti, catto-komunisti e quant’altro avrebbero dovuto, anziché sostenere in cuor loro (come la stragrande maggioranza, secondo me, ha fatto) le tesi di Celentano, opporsi vigorosamente alle dichiarazioni del ‘Molleggiato’.
Come avrete avuto modo di capire visitando questo blog, non sono affatto bigotto né baciapile. Al contrario, detesto di tutto cuore la chiesa, intesa come istituzione millenaria, come centro di potere che più che applicare i sacri dettami della religione cattolica ha preferito esercitare un potere POLITICO E DI CONTROLLO SOCIALE che, fino a qualche decennio fa, era pressoché assoluto.
Ma credente LO SONO, ECCOME! Non praticante, niente affatto. Ma credente sì, e mi incazzo come una belva quando le ‘icone’ del cattolicesimo (quelle vere, da Gesù Cristo a Madre Teresa di Calcutta) vengono prese di mira. Come quando, ad esempio, alcuni anni fa la Corte Costituzionale fu tenuta ad esprimersi a seguito della richiesta, avanzata da una donna finlandese residente in Italia, la quale aveva preteso la rimozione del Crocifisso dall’aula scolastica della figlia. All’epoca, anche mia figlia frequentava le elementari e sapevo benissimo che sia la sua insegnante sia la preside del suo istituto appartenevano a quella schiera di fottutissime ex-compagne, ex-femministe anni Settanta, quelle che volevano cambiare tutto e tutti, quelle che “libertà, giustizia e comunismo”, ecc. ecc. La mia adorata pargola mi parlò, nonostante la giovanissima età, della discussione che aveva avuto luogo nella sua classe, accennandomi al fatto che anche nella sua scuola il Crocifisso avrebbe potuto essere rimosso, se la richiesta avanzata alla Corte fosse stata accettata.
Ricordo benissimo cosa dissi a mia figlia: “BENE, SE TOGLIERANNO IL CROCIFISSO APPESO AL MURO, TU ANDRAI SCUOLA CON UN PICCOLO CROCIFISSO E LO TERRAI SUL TUO BANCO. E SE QUALCUNO DIRA’ QUALCOSA, VADO LI’ E FACCIO SCOPPIARE UN MACELLO."
Non si tratta di essere polemici sempre e ad ogni costo, anche se questa è indubbiamente una mia peculiarità caratteriale. Semplicemente, DETESTO LA FALSITA', L'IPOCRISIA, IL 'POLITICAMENTE CORRETTO', IL BUONISMO SENZA SE E SENZA MAI, ecc. Tornando a Celentano, il suo errore principale è stato quello di esprimersi ‘male’, da ‘ignorantello’ per l’appunto. La rettifica di sabato sera scorso ha in qualche modo avvicinato il suo modo di sentire al mio (e a quello di molta gente, presumo), quando ha invitato le istituzioni ecclesiastiche ad interessarsi più dell’uomo, della ‘religione’, intesa come gli insegnamenti base del cattolicesimo, piuttosto che di politica.
Fossi stato al suo posto, avrei sottolineato, ad esempio, come sia poco ‘cristiano’ il concedere la benedizione, in punto di morte, ad un criminale come Augusto Pinochet, il dittatore cileno che aveva sulla coscienza migliaia di vite umane. Oppure, tanto per rimanere a casa nostra (o meglio, ‘vostra’, visto che certa gente italica non ha niente a che spartire con me), come sia poco ‘cristiano’ rendere l’ultimo omaggio pubblico religioso ad un criminale camorrista, mafioso e della ‘ndrangheta, facendolo sfilare per il paese, con tanto di minuto di raccoglimento dinanzi a edifici e altri simboli della chiesa.
Al tempo stesso, avrei sottolineato come sia davvero poco ‘cristiano’ il negare la benedizione (o la somministrazione dell’ostia) a omosessuali, divorziati e suicidi. Beh, sui suicidi potrei anche essere in parte d’accordo. Ma le checche e i divorziati (condizione che acquisirò anch’io a breve – quella di divorziato, non di checca, chiariamolo bene!) non hanno colpe più gravi di quelle che portano sulla coscienza stupratori, spacciatori, rapinatori e assassini. Eppure capita così: il boss mafioso che si pente (intendo dire, religiosamente – non ‘pentirsi’ dinanzi alla giustizia, ovvero trasformarsi in un vile delatore) ottiene l’assoluzione, anche se ha ucciso a sangue freddo una donna oppure ha freddato un prete davvero 'prete' (vedi Padre Puglisi a Palermo, tanti anni fa) oppure ha sciolto nell’acido un ragazzino.
Ribadisco ancora una volta: pur credendo in Dio e Gesù Cristo (pochissimo ai santi – la mia fede si avvicina di più al protestantesimo anglicano), nutro la massima diffidenza per tutto quanto sa di incenso, sacre reliquie e tabernacoli. A conferma di ciò, un fatto recentissimo. Sto attraversando un periodo difficile, non mi vergogno a dirlo, quindi mi sono rivolto a istituzioni di ‘supporto’. Prima ai servizi sociali, ma è stato del tutto inutile: come risaputo, danno la precedenza a ex-delinquenti, ex-tossici e alcolizzati, ex-troie, stranieri (quelli non mancano mai), zingari, ecc. ecc. “Va bene”, ho pensato fra me, “rivolgiamoci alla Caritas”. E sono stati gentili, mi hanno ‘ascoltato’ (come dicono loro) e mi hanno suggerito alcune soluzioni, prima su tutte rivolgermi alla mia parrocchia di competenza. Parlando con il parroco, ovvero dichiarandomi disponibile a qualsiasi lavoretto, ho ottenuto praticamente nulla: solamente l’invito a presentarmi, dopo qualche giorno, nel loro ufficio dove alcuni volontari della San Vincenzo mi avrebbero consegnato un pacco viveri. Me l’hanno consegnato, certamente, ma con una diffidenza che non vi dico.
Ma ecco che i ‘Santi in paradiso all’italiana’ mi sono tornati utili. E chi sarebbero questi santi? Due miei amici d'infanzia, marito e moglie, di quelli cresciuti a pane e parrocchia, di quelli che bazzicano sempre per chiese, congreghe, ecc. Addirittura, ebbero la fortuna, moltissimi anni fa, di vedere la testolina della loro pargola accarezzata dalle mani di Papa Woytila. Insomma, gente che negli ambienti religiosi ci bazzica come io bazzico in questo blog. Ho parlato loro della mia situazione, superando il comprensibile imbarazzo: mi hanno detto di ‘non preoccuparmi’. Infatti, esattamente due giorni dopo mi chiama la mia cara amica d’infanzia baciapile per dirmi che da quel momento in poi non avrei dovuto farmi problemi a passare ogni due mercoledì allo sportello della San Vincenzo, per prelevare il pacco viveri.
Evidentemente, ci aveva parlato LEI con il parroco insensibile ... Con non poco imbarazzo, mi sono presentato alla San Vincenzo, esattamente due mercoledì fa. E non vi dico quanta roba c’era in quel pacco viveri: pasta, zucchero, sale, conserve, lattine di fagioli (che adoro), latte, biscotti, scatolette di tonno, ecc. Addirittura una confezione di caffè e una di cioccolato. Incredibile! Subito mi sono sentito un 'ladruncolo’ ma poi, pensando che avrei dovuto aspettare ancora una decina di giorni per essere pagato dai clienti (per i lavori di ottobre, ovviamente …) ho accettato. Anche perché, dopo aver letto il libro “La questua” di Curzio Maltese (edito da Feltrinelli – un libro da leggere, un testo che, fossi ministro dell’istruzione, renderei obbligatorio nei programmi scolastici), la chiesa cattolica nostrana pare non essere così povera come si pensa …
Ritornando nuovamente a Celentano, per concludere, ho capito perfettamente quello che voleva dire. Peccato che si sia espresso male. Avrebbe dovuto fare riferimento alla carità, una delle virtù teologali, che in tempi come questi assume, secondo me, un’importanza fondamentale: ovvero, secondo quanto riportato su Wikipedia, “carità significa amore disinteressato nei confronti degli altri. Si ritiene che essa realizzi la più alta perfezione dello spirito umano, in quanto al contempo rispecchia e glorifica la natura di Dio. Nelle sue forme più estreme la carità può raggiungere il sacrificio di sé. Attraverso la carità l'uomo realizza il comandamento dell'amore lasciato da Gesù Cristo ai suoi discepoli e quindi dona la felicità eterna:
«Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi." »
(Marco 12,28-31)
Strano il fatto che A.V. citi un testo sacro. No, non è strano! A.V. è sicuramente, e ve lo garantisco, un ‘fratello’ più ‘fratello’ e più 'cristiano' (tentazioni della carne a parte ...) di tanti altri che ogni domenica si inginocchiano a pregare davanti ad un altare e che poi, per tutto il resto della settimana, si dimenticano di quanto ha insegnato Gesù.
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